Ho avuto un quaderno di sogni
da riempire, tra le righe, di lettere
e segnare con precisione i bisogni.
La mia penna sapeva riflettere
speranze, guerre, desideri, destini
ed il mondo in dettati trasmettere.
Ma il ricordo che noi siamo bambini,
mi ha permesso di giocare col fato
delle stupide righe, spaccare i confini.
Ho puntato, cancellato e saltato,
tra spazi ed errori, come un matto
e dei limiti chiusi, mi son poi liberato.
Ora ho pagine bianche e potenti. Di fatto,
sono riga e spazio di ogni artefatto.
Mi liscio i baffi di notte, come un gatto.
Manuel Franceschetti Valeri Coloniale
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