giovedì 26 gennaio 2012

APPENDICE


Steso sul lettino stretto.
Solo, il naso e il soffitto scuro.
Una sala di latta verde come il mare.
É tempo di lasciare.

Nome, cognome,
quando si é nati.
Questi siamo noi
come siamo arrivati.

Contorno di passi.
Ancora, qui, ovunque.
Ogni inizio mercanzia preziosa,
non si compra.
Non si dosa.
Tutto incluso.
Un taglio netto da fare.

Vibra un neon
Nero contrasto di luci.
Lingue di voci
simili, senza bavaglio.
Siamo piccoli esseri.
Niente è uno sbaglio.

Nessun dolore
nessun tempo, oggi e domani,
quando vivere esiste
per volare lontani.

Gli occhi si chiudono.
Un attimo.

Fermo.
Persevera il cuore.
Ritma tacche con toni.
Trasforma coraggio in luce,
un disperso limpido cielo di ogni mio unico giorno.
Qui oppure là.
Ci sorride un vento caldo sui denti,
il mare immenso per mano.
Dove siamo
nessuno lo sa.

Stessi bisturi,
quelle ali dipinte all'orizzonte.
L'ago cuce, cuce
chiude il filo del tramonto sul mondo.
Ridondante in un sogno.

....lontana una voce...
...rumoreggiare...
Torniamo, urlanti, di qua.

Per realizzare noi.
Nel nuovo disegno.

Manuel Franceschetti Valeri Coloniale

1 commento:

  1. ma che è? non riesco più a smettere di piangere! troppi ricordi! anche atroci!

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